venerdì 11 gennaio 2013





La Sardegna - Magica Terra da Scoprire . 

Una Cucina fatta di Semplice vita quotidiana .

Le nostre Forze sono L'Orgoglio di essere sempre e comunque .


L'arte del Mangiar Bene ,Vivendo.....


 Secondo alcune recenti scoperte sembra che il garum, un’antica salsa di pesce in aceto e miele, molto apprezzata dai patrizi romani, provenisse anche dalla Sardegna. Gli scavi effettuati nella zona del porto di Cagliari testimoniano come le antiche popolazioni delle coste cagliaritane non abbiano mai interrotto i rapporti con il mare e con la pesca .Si possono riconoscere sull’Isola tre diverse tradizioni gastronomiche di mare: una certamente di origine nuragico-fenicia (e poi romana)ed anche la più antica; un’altra seconda è quella genovese-pisana, che si riscontra in tutto il sud-ovest dell’isola; la terza è indubbiamente quella algheresa, con forti influssi catalani e che si estende su tutta la costa da Alghero sino alle Bocche di Bonifacio. Nei centri costieri, soprattutto Cagliari, Carloforte, Oristano, Alghero, Santa Teresa di Gallura, Olbia, i piatti a base di pesce e crostacei sono innumerevoli con ricette che esaltano le qualità locali


 A Cagliari i piatti tipici sono la Frègula cun cocciula (fregola con le arselle dette anche Cuore); le Còcciula e cozzas a schiscionera (vongole e cozze cucinate in tegame), e poi la Burrida a sa casteddaia, un piatto a base di gattucio marino, aceto e noci), la Cassòla, una zuppa di vari pesci, crostacei e molluschi; l’Aligusta a sa casteddaia (aragosta condita alla cagliaritana); seguono gli spaghetti con vongole e bottarga e gli Spaghittus cun arrizzonis ossia spaghetti ai ricci di mare serviti anche in varianti con carciofi o con asparagi selvatici).

Nelle coste sulcitane si trovano alcune delle più antiche tonnare del Mediterraneo. La cucina risente dei forti influssi genovesi ed è fortemente basata sulla pesca del tonnorosso e sui prodotti collegati a tale pesca, come la bottarga, il cuore di tonno, il Musciame, la Buzzonaglia, il Lattume senza dimenticare il Cascà, un cuscus di semola con sole verdure, di origine tabarchina.

Nella cucina tipica dell’oristanese e negli stagni di Cabras si sente ancora l’antica influenza fenicia, ma anche quella pisana, soprattutto a Bosa dove sono molto apprezzate le anguille. Gli stagni sono ricchi di pesce e dalle uova di questi si produce la bottarga di muggine (uova di cefalo essiccate sotto sale) che può essere consumata in sottili strisce condita con olio, oltre che grattugiata sulla pasta. Altro prodotto caratteristico è Sa Merca, costituita da tranci di muggine bollito e salato, avvolti in una sacca di erba palustre, la zibba (Ital. Obione), utilizzata a scopo di conservazione. Si può inoltre gustare una variante della Burrida (gattucio), ma anche muggini arrosto e anguille allo spiedo e poi spigole, dentici e orate.

Ad Alghero le aragoste sono molto pregiate e sono preparate alla maniera catalana ossia bollita con pomodori, sedano e cipolla e accompagnata con una salsa ottenuta dalla testa con aggiunta di succo di limone, olio d’oliva, sale e pepe. Anche la Razza in agliata è una specialità algherese e si prepara lessandola e ricoprendola di sugo di pomodoro, aceto, aglio e prezzemolo.
Verso Santa Teresa e l’arcipelago della Maddalena, le insalate di polpo sono una tipica specialità, mentre ad Olbia lo sono i piatti a base cozze, vongole veraci e arselle.  Molto singolari e per molti una vera leccornia, sia nel nord che nel sud dell’Isola sono le Orziadas o Bultigghjata ossia gli anemoni di mare infarinati e fritti.
Si basa su ingredienti molto semplici ed è molto varia: cambia da zona a zona, non solo nel nome delle pietanze, ma anche negli ingredienti. La semola di grano duro (Trigu saldu) sarda produce un tipo di pasta di alta qualità che si presta ad essere lavorata nelle forme più svariate. Benedetto Croce nelle note ad una sua traduzione in lingua italiana di un testo napoletano del 1600, il Pentamerone, spiega come a quei tempi nella Campania e particolarmente a Napoli la pasta venisse chiamata pasta di Cagliari, a conferma che la qualità delle farine sarde era già da lungo tempo conosciuta ed apprezzata.
UNA PASSEGGIATA CON GUSTO  

IL CARDO MARIANO IN CUCINA

Ecco un'ingrediente tenerissimo in questo periodo quando è ancora giovane .

Questo prodotto è reperibile molto facilmente e allora come resistere nel non utilizzarlo per cucinare delle frittelle o magari anche una buona pasta .
L'uso è veramente immenso ,dall'antipasto (anche sott'olio) al primo ,al secondo ,al contorno , al dessert e persino al Liquore magari aromatizzato al mirto (adesso è il periodo del mirto , usate le vostre passeggiate per più Gusti ).
Parliamo del prodotto :

Il Cardo contiene: tannino, sostanze amare, amido e mucillaggine.
Le sue proprietà sono: colagogo (aumentare la quantità di bile che defluisce nell?intestino), coleretico (stimola il fegato a produrre la bile), diuretico, ipertensivo, tonico.


Si utilizzano le foglie raccolte in primavera ed essiccate in luoghi ben ventilati e bui.
In cucina il suo uso è pari a quello del carciofo: si utilizzano i germogli e le foglie più giovani ad insalata con un gusto amarognolo che ricorda il cardo; le radici ed i fiori si cucinano in acqua come qualsiasi verdura.

 L’estratto di questa pianta è utilizzato da più di 2000 anni per trattare patologie epatiche, quali epatite e cirrosi, e per proteggere il fegato dall’avvelenamento da tossine, che avviene, per esempio, in seguito all’ingestione di funghi velenosi,  di sostanze come l’alcol e di farmaci come l’aspirina, il paracetamolo ed altri FANS .Una descrizione di questa pianta medicamentosa si ha già nel IV secolo a.C. da parte di Teofrasto e, in seguito, nel I secolo a.C., da parte di Plinio .