martedì 19 novembre 2013

Su Pisittu de Gonnusu

Storie sarde: il pane e il suo nome.



La denominazione “su Pisittu”che in italiano significa “il gatto”  è una focaccia bianca a lievitazione naturale, cioè fatto con l’impasto madre alla vecchia maniera sarda , proprio come piace a me.
In Sardegna tutte le mattine vi sono una serie di riti che per la loro semplicità e bellezza a me fanno impazzire, come accendere il fuoco con le foglie secche , rilasciando  nelle case quel fumo e profumo unico conferendone  il magico scoppiettio della legna che inizia la sua combustione, il profumo del caffè e del latte, che scaldato nella tazzina in ferro smalto, trabocca fuori (s’impruddara) bruciacchiando e dando quel sentore di Magica Sardegna, poi come ogni mattina (o quasi) recarsi a prendere dal fornaio, la cosa più sacra di ogni tavola, il Pane.
Oggi pensando a queste cose, mi è venuta in mente una vicenda della mia infanzia legato a questo pane “Su Pisittu”.
Venni mandato da mia nonna a prendere il pane , nello specifico “ Su Pisittu”, presi  la busta di carta per poterlo riporre  dentro (busta rigorosamente riciclata, prima esse si ripiegavano con grande cura e mai si buttavano via, era un segno di rispetto nei confronti della vera povertà), mi recai dal panettiere di fiducia e nelle sue vicinanze già si sentiva quel profumo di pane appena sfornato tanto che anche ad occhi chiusi sarei potuto arrivare in panetteria.  
 Entrai per comprare il pane, oltre alla panettiera, vi era nel negozio anche una ragazzina, che a me piaceva tanto.  Ero un pulcino ma ricordo bene che per non parlare in sardo e sembrare ai suoi occhi un ragazzino sapiente decisi di ordinare il pane parlando la mia seconda lingua cioè l’Italiano.
la signora chiese: << Che vuoi Alessieddu ?>> e io tutto preso dissi    << mi dia un pane  Gatto>>, mai l’avessi detto… l’impatto fu devastante con una risata collettiva che coinvolse anche  la ragazzina che corteggiavo (mi volevo sotterrare per la pessima figura).
Ecco il motivo che oggi mi ha spinto a chiedere come mai questo nome strano “Su Pisittu” che ripeto per i noi  sardi significa “il Gatto”. La spiegazione  raccontatami dal   Maestro del Forno affonda le sue radici in una sorta di leggenda paesana .
Pare che venne commissionato per scherzo in un  panificio di Gonnosfanadiga (Ca) un pane che appunto chiamarono “Pisittu”, per non perdere il posto di lavoro il dipendente fece un pane triangolare cercando di dare una forma simile ad un gatto ,dopo cotto la forma cambiò in quella  che noi ora conosciamo. Non perdendo il posto di lavoro inventò senza volerlo il nome di un pane che credo sia unico in Sardegna a portare questo nome .
Carino vero?

lunedì 18 novembre 2013

L'Arte del Mangiar Bene Vivendo !

L'Arte del Mangiar Bene Vivendo !


Lo Zafferano : 
L’Oro Sardo con la sua Tradizione 
e i suoi racconti .





Il fiore dello zafferano oltre ad essere un bel fiore, è anche un fiore "portatore di benessere", poiché non  tutti sanno che lo zafferano  ha diverse proprietà terapeutiche e benefiche, una spezia che si ottiene dagli stigmi rosso-arancio raccolti a mano (lasciando intatti i tre stigmi senza la parte bianca) e fatti essiccare sopra il legno ardente o cenere calda (vi sono varie tecniche). Per 1 kg di zafferano sono necessari quasi 150000 stigmi provenienti da circa 50000 fiori(durante la raccolta vengono contati e nel cesto in olivastro viene incastrato un fiore ogni 100 pezzi ): per questo motivo si tratta di una delle spezie più care al mondo e talvolta qualche furbo lo mescola ai fiori di calendula.
Ho collaborato per caso ,alla pulitura di questo fantastico  fiore, con uno dei coltivatori più conosciuti a San Gavino Monreale per la qualità massima del suo Zafferano il Sig. Giuseppe che  io  chiamerò  Pino in segno di  amicizia . Dividendo gli stigmi dai petali con Pino abbiamo fatto una gran bella chiacchierata, anche perché questa tradizione a casa sua significa giorno di festa. Il suo zafferano viene considerato uno dei migliori e questo è dovuto ad una terra  particolare, ma sicuramente anche alla sua passione e alla tradizione tramandata dal padre al figlio.
Pino spiega che gli stigmi vanno levati interi (tre senza la parte bianca) ,cosa non facile per un dilettante come me.
Sul tavolo un colore magico creato da migliaia di fiori dal profumo fantastico .Da questo nasce  la mia curiosità  che in automatico mi porta ad una domanda ossia: che fine fanno i fiori dopo il loro utilizzo ?
La risposta affonda anch’essa nella tradizione che vuole il fiore nuovamente alla terra, dunque viene buttato come fosse sacralità benevola per il raccolto presente e futuro.
Questa  risposta fa nascere in me una  grande idea che ora Pino e la sua compagnia porteranno avanti e che io son fiero di annunciare in primis sul mio Blog .
 L’essicazione dei fiori per il loro utilizzo come decorazione in cucina ma non solo .
Trattandosi di fiori perfettamente commestibili l’idea rende un prodotto vegetale già molto prezioso ancora più sfruttabile, creando qualcosa che si può utilizzare in maniera quasi unica! Ecco alcune azioni terapeutiche del fiore di zafferano.
Lo zafferano è d'aiuto in caso di stanchezza, perché rinforza il cuore ed il sistema nervoso; inoltre, aumentando la produzione di succhi gastrici stimola la fame e la digestione.
La naturopatia indiana lo prescrive nella cura di malattie alle vie urinarie, mentre l'omeopatia come rimedio in caso di epistassi
Cosa contiene il fiore di zafferano:
Lo zafferano contiene un olio essenziale chiamato safrolo, oltre a cineolo, pinene, picrocrocina e un'alta percentuale di vitamina B2.I carotenoidi, pigmenti colorati presenti negli stigmi dei fiori, conferiscono allo zafferano il caratteristico colore rosso-arancio e contengono crocina e crocetina.
Curiosità: esiste anche il latte allo zafferano
Per alleviare disturbi dovuti a malattie cardiache è d'aiuto bere del latte allo zafferano: fare bollire una tazza di latte e aggiungere un pizzico di zafferano. Lasciare bollire leggermente per altri 2 minuti e addolcire con il miele. Berne 1 tazza al giorno.
Occorrerebbero tantissime pagine per descrivere affondo questo fantastico oro Sardo . Infatti è solo un piccolo sunto che vuole annunciare l’idea  della sua essicazione che diverrà realtà grazie alla squadra di Pino & Co  .
Per adesso mando un caloroso augurio di buona Sardegna a  Tutti !

Lo Chef Graziu Alessio 

giovedì 14 novembre 2013

SU CASU MARZU (FORMAGGIO MARCIO)




 Si tratta di un formaggio di Pecora o di Capra pieno di vermi. Il formaggio è in fermentazione, anzi proprio in fase di decomposizione. Il formaggio rappresenta uno dei  piatti tradizionali della Sardegna. Pare che Su Casu Marzu sia particolarmente indicato come afrodisiaco. Sarà un effetto dei suoi vermi?
 Su Casu Marzu è un formaggio ottenuto mediante fermentazione naturale; si può considerare una varietà del cacio sardo composto da latte Pecorino o Caprino . La caratteristiche principale è che la sua pasta contiene vermi, ha sapore piccantissimo e forte odore. Su  Casu Marzu è in realtà la forma di pecorino o Caprino che viene  attaccata dal moscerino del formaggio (Piophila casei) ed i vermi sono le larvette  prodotte dalle uova di questo moscerino. La maturazione dura da tre a sei mesi. Alcuni pastori prendono la forma bucata la colmano d ’olio dopo averla richiusa e fatta stagionare per 2 mesi in modo da ottenere una pasta più morbida e burrosa.
Esistono notoriamente altre varianti in giro per l’Italia:
-          il marcetto o cace fraceche, in Abruzzo
-          il saltarello in Friuli (cosi detto per le qualità ginniche dei vermetti)
-          la ribiòla cui bèg in Lombardia
-          il furmai nis in Emilia
Io consiglio, per l’abbinamento enologico, un robusto Cannonau.
Nel caso ci fossero da superare barriere psicologiche prima di provare il formaggio, è consentito berne due litri in anticipo.

martedì 5 novembre 2013

                                       APERITIVO DEL MESE(clicca qui)

SACRO GRAAL ALLA MELAGRANA